Partita IVA Freelance: tre cose che devi sapere [GUIDA 2021]

La Partita IVA, per un freelance, è un po’ come la patente di guida per chi lavora come autista. Si tratta di uno strumento indispensabile, non solo per esercitare la propria attività a norma di legge, ma anche per dichiarare gli incassi, pagare le imposte ed assicurarsi un futuro sereno, versando i contributi previdenziali.
Il termine “freelance” è di origine anglofona. Storicamente veniva utilizzato per riferirsi ad un lavoratore autonomo, che prestava liberamente il proprio servizio tanto a soggetti privati, ad una o più aziende o ad altri professionisti, quanto ad enti e organizzazioni del settore pubblico, seppure in assenza di particolari vincoli.

Col passare del tempo, la categoria dei lavoratori freelance è diventata sempre più vasta, tanto da includere, accanto a quelle più “convenzionali”, anche molte altre figure provenienti da ambiti di nuova generazione: dall’informatica al web, dalla comunicazione al marketing, dal benessere personale alle tecnologie green.
Dunque, cosa significa, a livello pratico ed economico, scegliere una carriera “indipendente” ed aprire Partita IVA come freelance? A quali vantaggi (ed a quali svantaggi) va incontro chi decide di “rinunciare” al vecchio mito del “posto fisso”? Come prepararsi in vista degli adempimenti, delle tasse e di tutti gli altri oneri?
Ecco le principali cose da sapere, prima di aprire Partita IVA come freelance!

#1 Come si apre una Partita IVA?

Aprire Partita IVA, per un freelance, è molto più semplice di quanto si possa solitamente immaginare. Ormai da diversi anni, la procedura è disponibile anche in modalità telematica: ciò significa che non è necessario recarsi di presenza nella sede dell’Agenzia delle Entrate. E, soprattutto, che è possibile chiedere aiuto ad un intermediario, pur rimanendo comodamente a casa ed utilizzando il proprio PC.
Se l’attività che intendi svolgere è classificabile come “lavoro intellettuale”, e quindi come libera professione, abbiamo un’altra buona notizia: non sei tenuto ad iscriverti al Registro delle Imprese e alla Camera di Commercio. Pertanto, contrariamente ad artigiani e commercianti, non devi sostenere alcun tipo di spesa nella fase iniziale.

#2 Come scegliere il Codice ATECO?

Durante il disbrigo della pratica che ti porterà ad ottenere la tua Partita IVA da freelance, c’è un punto sul quale devi soffermarti con attenzione: ovvero la scelta del Codice ATECO, un codice che serve a definire e ad identificare il tipo di attività che intendi svolgere. Se si tratta di una professione nota e riconosciuta – come l’avvocato, il medico o l’architetto, per citarne alcune – allora non vi sono dubbi.
Le difficoltà sorgono, invece, per tutte quelle professioni che sono emerse da poco tempo, che non godono di un effettivo riconoscimento, che toccano ambiti e mansioni differenti. Per esempio, stabilire quale sia il Codice ATECO adatto per un consulente SEO, per uno youtuber o una fashion blogger può risultare parecchio complicato: nel corso della procedura, quindi, serve il parere di un esperto che sappia analizzare le caratteristiche del tuo business e, in base a ciò, indicarti la soluzione migliore.

#3 Come scegliere il regime fiscale?

Spesso chi apre Partita IVA come freelance, per lo meno agli inizi, ha un volume d’affari limitato. Va da sé che, per risparmiare il più possibile sulle tasse – e non solo – la scelta più consigliata sia assoggettarsi al regime forfettario.
Di che si tratta?
Il regime forfettario è un regime fiscale che contiene agevolazioni tanto sul lato economico – una su tutte: l’applicazione di una sola imposta pari al 15%, in alcuni casi ridotta al 5% dal primo al quinto anno – quanto su quello burocratico.

Molti adempimenti sono assenti: non occorre registrare le fatture in entrata e uscita (ma solo conservarle e numerarle in ordine progressivo) e non vi è l’obbligo di utilizzare fatture elettroniche (ad eccezione di quelle emesse verso enti pubblici).
Inoltre, tutte le operazioni si svolgono in franchigia IVA: puoi, quindi, mantenere prezzi bassi e competitivi (senza maggiorazione del 22%), trovare più facilmente potenziali clienti e, in terzo luogo, evitare ogni incombenza (es. dichiarazione IVA).

Aprendo Partita IVA come freelance, il consulente che si occupa della pratica verifica che i requisiti per accedere al regime forfettario, ed eventualmente anche all’aliquota start-up al 5%, siano presenti e che non sussistano motivi di esclusione.
Dal canto tuo, devi prestare attenzione ai limiti di mantenimento attualmente in vigore, ovvero:

  1. 65.000 € / anno per ricavi e compensi;
  2. 30.000 € / anno per redditi da lavoro dipendente e assimilati;
  3. 20.000 € / anno per le spese di assunzione e retribuzione del tuo staff.

Questa guida è scritta per LavoriCreativi da Fiscozen